lunedì 16 luglio 2007

Missionari d'altri tempi: Una lettera di Comboni a Ratisbonne

AL P. ALFONSO M. RATISBONNE
ADSP

W.J.M.J.
Cairo, 15/12 69

Molto rev.do Padre,

[2002] Si ricorderà, mio venerato e caro Padre, le felici circostanze del mese di ottobre 1857, quando con due missionari dell'Africa Centrale, i R.di P. Soragna e Fene, Gesuiti, io ebbi la fortuna di fare il viaggio a Gerusalemme con lei e di visitare le sue sante Figlie, le Dame di Sion, alle quali ha avuto l'eminente carità di fare elevare sempre delle ferventi preghiere per l'Apostolato dell'Africa Centrale. Ora che la Provvidenza ha destinato che due dei miei missionari venissero in Terra Santa per attingervi sulla tomba del Salvatore e alla greppia di Gesù Bambino la forza necessaria per sacrificare tutta la loro vita per la salvezza e la conversione degli sfortunati figli di Cam dell'Africa interna, io rinnovo le mie umili preghiere al suo cuore di Apostolo, nella certezza che le sue sante preghiere e quelle delle sue degne Figlie saranno esaudite.
Nell'inverno scorso ebbi l'onore di visitare più di una volta il suo degno e sapiente fratello, il Rev. P. Teodoro, l'illustre e pio autore della Storia di S. Bernardo e del suo Secolo, come le venerabili Suore di Sion.

[2003] Quanta emozione ha provato il mio debole cuore! Io vi ho trovato là l'opera di Dio, il miracolo di questo secolo di errori in favore dei poveri figli di Abramo. Io sono convinto della verità dei fatti e da un insieme di quello che si evidenzia nella nostra epoca, che si avvicina il Regno di Dio per gli sfortunati Israeliti e che le Opere di Dio, realizzate dai venerabili Fratelli Ratisbonne, ne sono i più forti strumenti, la felice iniziativa e che N. D. di Sion è l'apostolo dei discendenti dei suoi antenati, del popolo eletto.
E' con la più viva emozione e la più grande felicità che le apro il mio cuore, mio molto reverendo Padre, per dirle che nel tempo in cui tanti cristiani cospirano contro il Signore e il suo Cristo, mi sembra che il Cuore Sacratissimo di Gesù vada effondendosi con un doppio amore verso coloro che donano la loro vita per ristabilire il Regno dei Cieli nei nostri padri pervertiti, dal momento che tanti popoli che hanno ricevuto il S. Battesimo e la vita, Lo respingono e Lo crocifiggono di nuovo, il Salvatore si riversa con l'abbondanza delle sue grazie, sui popoli ancora avvolti nelle tenebre della morte.

[2004] Gli Istituti che hanno esteso la loro santa opera in Francia, in Inghilterra, a Costantinopoli e in Terra Santa, sono dei potenti strumenti della Carità divina e ciò che consola soprattutto lo spirito della Fede cattolica è questo sublime focolaio ardente di preghiere e di opere espiatorie che Lei ha avviato al Santuario dell' "Ecce Homo". Ah, le sante Figlie di Sion otterranno perdono e grazie per i figli dell'antico popolo di Dio, esse realizzano il desiderio del nostro caro Gesù nel medesimo posto in cui i Giudei hanno richiesto il Suo Sangue su loro e sulla testa dei loro figli. Esse realizzano la grande missione che il Divin Salvatore ha concesso alle sante donne del Vangelo sul cammino della Croce: "piangete su voi e sui figli del mio popolo". Io esprimo i miei voti e prego sempre per il realizzarsi dei suoi santi desideri che la Madre di Dio le ha ispirato. I tempi giungono.

[2005] Io la prego di mostrare ai miei cari confratelli, il R.do P. Stanislao Carcereri e il P. Giuseppe Franceschini, i suoi Istituti di Gerusalemme e S. Giovanni in Montana. Essi saranno felici di ammirare queste opere di Dio, che evidenziano un'epoca gloriosa nella Chiesa e nella conversione degli Israeliti e nell'apostolato. Nel medesimo tempo la supplico di interessare lo zelo ardente delle sante Religiose Figlie di Sion per pregare costantemente per la conversione degli infelici neri dell'Africa Centrale. E' inutile che gliene parli qui, poiché apprenderà notizie dai miei cari missionari confratelli.
Ho visitato più volte a Parigi la Regina Isabella di Spagna e suo marito S. M. Francesco d'Assisi che mi hanno parlato con grande interesse ed entusiasmo di lei e della sua santa Opera. Il re, la prima volta che mi ha visto, mi ha salutato dicendo: "Oh, siate il benvenuto, mio reverendo Padre! Mi ricordo bene di averla vista alla Corte di Madrid; sono felice di esprimerle la mia simpatia per lei e per la sua Opera; è un compito difficile, ecc."

[2006] Dopo avergli confermato che ebbi l'onore di rendergli i miei omaggi a Madrid, ecc., dopo otto o dieci minuti di complimenti e sulla rivoluzione della Spagna ecc. il re in presenza della regina che piangeva, mi ha detto: "Come continuano le sue belle Opere di Gerusalemme?" "Maestà, io non ho case a Gerusalemme; le mie Opere sono al Cairo, ecc." "Ma, Padre mio, non è lei il molto reverendo Ratisbonne?" "Ne sarei troppo felice, Maestà, ho ripreso, se potessi avere un millesimo delle grandi virtù del P. Ratisbonne. Io sono un piccolo missionario dell'Africa Centrale e mi chiamo Comboni, ecc." "Ah! le chiedo scusa, mio venerato reverendo Comboni, ma io la conosco". In due parole, come ho notato in sua Maestà una grande simpatia ed entusiasmo veramente notevole per lei e per le sue sante Opere, il giorno stesso sono corso dal molto reverendo P. Teodoro per informarlo di ciò che mi aveva detto il re e per sollecitarlo a fargli una visita nella certezza che sarebbe stato bene accolto da lui e dalla regina e poteva darsi che ottenesse molti vantaggi per le sue Opere.

[2007] L'ho trovato freddo, questo venerato Padre, e, raddoppiando le mie istanze egli mi ha risposto: "Caro mio, io non ho molta fiducia nelle felici disposizioni di questa Corte. Il mio carissimo Confratello è andato in Spagna; egli ha avuto una amabile accoglienza, ma fino a oggi egli non ha avuto alcun vantaggio". Aveva ben ragione, poiché queste due auguste persone hanno ben accolto anche me e mi hanno anche molto incoraggiato nell'Opera difficile della conversione della Nigrizia, tuttavia credo che d'ora in poi sarà più difficile ricavarne vantaggio.
La supplico di pregare il Signore che conceda all'apostolato dell'Africa centrale dei santi e zelanti operai evangelici, sia europei, sia indigeni e restiamo eternamente uniti nell'eterno amore di Gesù e di Maria.

Suo d.mo e indegno confratello
Don Daniele Comboni

http://www.comboni.org/index.php?ca=10008&CodScritto=336